Il terroir di Margaux al suo meglio
I 28 ettari di vigne di Malescot St-Exupéry si trovano sui famosi terreni ghiaiosi di Margaux - una miscela di ghiaia profonda della Garonna e argilla sabbiosa. Questi terreni, che trattengono bene il calore e offrono un ottimo drenaggio, sono ideali per garantire alle uve una lunga stagione di crescita e una maturazione continua. La vicinanza all'estuario della Gironda assicura un microclima mite che preserva la freschezza del frutto e sostiene l'elegante struttura dei vini.
L'alta percentuale di Merlot fa la differenza
La gamma di vitigni è classica per Bordeaux, ma la sua composizione è insolita per Margaux: Domina il Cabernet Sauvignon, che cresce su circa la metà della superficie, seguito dal Merlot (35%) e da piccole percentuali di Cabernet Franc e Petit Verdot. Ciò che colpisce è l'alta percentuale di Merlot, che conferisce ai vini una consistenza quasi setosa e un fruttato abbordabile - una differenza che distingue Malescot St-Exupéry dagli altri grands crus della regione e conferisce ai vini un equilibrio armonioso di potenza, fruttato e spezie.
Un classico in versione moderna
In cantina, nulla è lasciato al caso: le uve vengono vinificate parcella per parcella per esaltare l'espressione di ogni vitigno e preservare il carattere di ogni terroir. La fermentazione avviene poi in vasche di acciaio inox a temperatura controllata - uno strumento altamente tecnologico che consente un controllo totale del processo di fermentazione per influenzare positivamente l'estrazione di aromi e tannini, facendo emergere con precisione lo stile unico di ogni annata. Ma la filosofia alla base è quella di un profondo rispetto per la vinificazione tradizionale e all'antica, con i vini invecchiati per un periodo compreso tra i 12 e i 14 mesi in botti di rovere francese, di cui il 50-70% viene rinnovato ogni anno. Il risultato è un vino che colpisce non solo per la sua struttura ed eleganza, ma anche per la sua vibrante freschezza e finezza - assolutamente tipico di Margaux, ma con un tocco moderno. Perché qui l'innovazione non è vista come un sostituto della tradizione, ma come un mezzo per portarla a un nuovo livello.